APPROFONDIMENTI
Per coloro che fossero interessati ad approfondire il modello teorico di riferimento (cognitivo costruttivista) propongo alcune citazioni tratte da pubblicazioni che affrontano la tematica del disagio dal punto di vista psicologico e sociale.
Sostegno al bambino:
Lo psicologo cognitivo-costruttivista si avvicina al bambino e alla sua famiglia nel tentativo innanzitutto di restituire un senso al loro disagio, e di orientarli verso modalità di relazione più efficaci e dotate di maggiori potenzialità evolutive.
Il sintomo, così come ogni altra manifestazione emotiva e comportamentale del bambino, viene letto e trova significato solo all’interno di quel particolare sistema familiare, e di quella particolare relazione reciproca di attaccamento/accudimento con i genitori.
L’attività con il bambino si svolge in un contesto dinamico e creativo, attraverso il gioco, il disegno e forme di drammatizzazione (specialmente con i pazienti più piccoli); il bambino capisce allora di trovarsi in un luogo dove può liberare le energie bloccate, acquistare fiducia in sé stesso e ricercare un significato al malessere che ha dentro di sé o in famiglia. (Emanuela Iacchia, Psicoterapia dell’età evolutiva, 2014)
Il setting terapeutico, è strutturato in maniera diversa a seconda delle esigenze: può prevedere, quando possibile, momenti di interazione/osservazione dell’interno nucleo familiare (soprattutto nelle fasi iniziali di assessment); percorsi individuali con il bambino; interventi specifici sulla relazione madre-bambino; sedute di parent-training con uno o entrambi i genitori. In alcune circostanze – in particolare nel caso di problematiche legate all’ambiente scolastico – possono essere previsti anche colloqui con gli insegnanti.
Sostegno all’adolescente:
L’adolescenza è una fase dello sviluppo in cui avvengono importanti cambiamenti sul piano fisico, cognitivo, emotivo e comportamentale. L’adolescente si trova nell’arco della crescita individuale, ad affrontare numerosi compiti evolutivi e può accadere che durante queste esperienze di vita possa incontrare delle difficoltà: l’inserimento a scuola, fare amicizia e imparare a stare in gruppo, confrontarsi con il corpo che cambia, costruire la propria identità. A volte questi momenti di crescita possono dar luogo a una sofferenza tale da determinare un disagio significativo che può assumere una rilevanza clinica.
Il lavoro di sostegno con il ragazzo non si esaurisce nel contatto individuale, ma anche la famiglia e spesso la scuola.
Il nostro appoggio si concentra sul presente, in quel periodo in cui non si può più fare affidamento sugli schemi relazionali infantili, ma non si padroneggiano i giochi comportamentali verso cui il nuovo corpo, le nuove emozioni e i nuovi pensieri spingono con forza.
Il terapeuta dell’adolescenza accetta l’incertezza del presente senza tentare ritirate verso il passato o fughe intellettuali verso il futuro, irrilevanti tentativi di spiegare l’incomprensibile. Aiuta il suo paziente a rimanere nella mutevolezza del momento, sperimentando le sensazioni di incompletezza e mutevolezza, fiducioso che solo l’accettazione delle difficoltà, potrà portare a sviluppare la competenza fisica e mentale caratteristica di una persona matura. (Bruno Bara; Daniela Bidinotto; Marzia Mattei, 2014).
Sostegno ai neo-genitori
La nascita di un figlio può diventare talvolta un momento di sofferenza acuta per alcune madri, per alcune coppie e per i loro neonati: trauma da parto, crisi post-partum, difficoltà di allattamento, problemi di sonno, di alimentazione, pianti inconsolabili, sono solo alcune situazioni che accompagnano i primi momenti di vita del bambino.
Lavorare con i genitori per recuperare o far emergere le risorse di una madre, di un padre, di una coppia, ha effetti potentissimi che possono determinare un viraggio assai significativo verso una sintonia nella relazione dei neogenitori (o di nuovo genitori) con il loro neonato, verso un benessere percepito da tutti i membri della famiglia.
Sostegno ai genitori
La presa in carico di un soggetto in età evolutiva richiede sempre una qualche forma di coinvolgimento o trattamento anche dei genitori o, comunque, delle figure di accudimento.
(…)
Oltre la dimensione biologica, il genitore esercita il parenting, ovvero quell’insieme di comportamenti che attiene alle capacità di proteggere il bambino e sostenerne lo sviluppo.
(…)
La genitorialità, intesa come la capacità di espletare il ruolo di genitore, è un compito complesso che si realizza attraverso l’adozione di un assetto comportamentale che richiede diverse competenze e abilità finalizzate a nutrire, accudire, proteggere, dare affetto, sostegno, educare, promuovere l’autonomia e l’indipendenza della prole e un buon adattamento tra stadio evolutivo del minore e ambiente, tra esigenze del bambino e opportunità offerte dal contesto sociale.
Fra i fattori che interagiscono in questo processo vi sono le caratteristiche di personalità del genitore come la flessibilità, la capacità di adattamento, la disponibilità emotiva, ma anche la qualità del rapporto di coppia, gli schemi relazionali, i cicli interpersonali della relazione genitore-bambino, le caratteristiche del bambino, i fattori ambientali e culturali. Ma le prime caratteristiche richieste ad ogni genitore sono accessibilità, sensibilità e responsività. Mancando questi fattori è necessario provare a costruirli, sensibilizzando il genitore in tal senso, sostenendolo affinché possa acquisire tali competenze e svolgere il proprio ruolo in modo efficace.
Quando si diventa genitore, inoltre, si modifica anche la percezione di sé come adulto e, anche se questa fase di transizione può rappresentare un’opportunità evolutiva, la reazione di ciascun individuo a questa esperienza può essere molto differente. La disponibilità a fornire cure genitoriali adeguate è legata, più che all’istinto, alle capacità cognitive, affettive e relazionali dell’individuo e richiede una riorganizzazione e rinegoziazione sia del rapporto di coppia che del ruolo parentale.
In ultimo una considerazione: la possibile traiettoria di sviluppo del bambino va esaminata in relazione ai concetti di bidirezionalità nella relazione genitore/figlio, di multifinalità e di equifinalità. Non solo le caratteristiche del genitore, infatti, ma anche quelle del figlio contribuiscono a generare possibili quadri patologici, così come differenti profili di sviluppo si generano da un medesimo punto di partenza e dipendono dall’interazione tra le caratteristiche individuali del bambino e il suo contesto familiare e ambientale.(Lorenza Isola e Giuseppe Romano, 2014)
Bibliografia
Furio Lambruschi (2014), (a cura di) Psicoterapia Cognitiva dell’Età Evolutiva: procedure di assesment e strategie psicoterapeutiche, Bollati Boringhieri, Torino
Sostegno al bambino:
Lo psicologo cognitivo-costruttivista si avvicina al bambino e alla sua famiglia nel tentativo innanzitutto di restituire un senso al loro disagio, e di orientarli verso modalità di relazione più efficaci e dotate di maggiori potenzialità evolutive.
Il sintomo, così come ogni altra manifestazione emotiva e comportamentale del bambino, viene letto e trova significato solo all’interno di quel particolare sistema familiare, e di quella particolare relazione reciproca di attaccamento/accudimento con i genitori.
L’attività con il bambino si svolge in un contesto dinamico e creativo, attraverso il gioco, il disegno e forme di drammatizzazione (specialmente con i pazienti più piccoli); il bambino capisce allora di trovarsi in un luogo dove può liberare le energie bloccate, acquistare fiducia in sé stesso e ricercare un significato al malessere che ha dentro di sé o in famiglia. (Emanuela Iacchia, Psicoterapia dell’età evolutiva, 2014)
Il setting terapeutico, è strutturato in maniera diversa a seconda delle esigenze: può prevedere, quando possibile, momenti di interazione/osservazione dell’interno nucleo familiare (soprattutto nelle fasi iniziali di assessment); percorsi individuali con il bambino; interventi specifici sulla relazione madre-bambino; sedute di parent-training con uno o entrambi i genitori. In alcune circostanze – in particolare nel caso di problematiche legate all’ambiente scolastico – possono essere previsti anche colloqui con gli insegnanti.
Sostegno all’adolescente:
L’adolescenza è una fase dello sviluppo in cui avvengono importanti cambiamenti sul piano fisico, cognitivo, emotivo e comportamentale. L’adolescente si trova nell’arco della crescita individuale, ad affrontare numerosi compiti evolutivi e può accadere che durante queste esperienze di vita possa incontrare delle difficoltà: l’inserimento a scuola, fare amicizia e imparare a stare in gruppo, confrontarsi con il corpo che cambia, costruire la propria identità. A volte questi momenti di crescita possono dar luogo a una sofferenza tale da determinare un disagio significativo che può assumere una rilevanza clinica.
Il lavoro di sostegno con il ragazzo non si esaurisce nel contatto individuale, ma anche la famiglia e spesso la scuola.
Il nostro appoggio si concentra sul presente, in quel periodo in cui non si può più fare affidamento sugli schemi relazionali infantili, ma non si padroneggiano i giochi comportamentali verso cui il nuovo corpo, le nuove emozioni e i nuovi pensieri spingono con forza.
Il terapeuta dell’adolescenza accetta l’incertezza del presente senza tentare ritirate verso il passato o fughe intellettuali verso il futuro, irrilevanti tentativi di spiegare l’incomprensibile. Aiuta il suo paziente a rimanere nella mutevolezza del momento, sperimentando le sensazioni di incompletezza e mutevolezza, fiducioso che solo l’accettazione delle difficoltà, potrà portare a sviluppare la competenza fisica e mentale caratteristica di una persona matura. (Bruno Bara; Daniela Bidinotto; Marzia Mattei, 2014).
Sostegno ai neo-genitori
La nascita di un figlio può diventare talvolta un momento di sofferenza acuta per alcune madri, per alcune coppie e per i loro neonati: trauma da parto, crisi post-partum, difficoltà di allattamento, problemi di sonno, di alimentazione, pianti inconsolabili, sono solo alcune situazioni che accompagnano i primi momenti di vita del bambino.
Lavorare con i genitori per recuperare o far emergere le risorse di una madre, di un padre, di una coppia, ha effetti potentissimi che possono determinare un viraggio assai significativo verso una sintonia nella relazione dei neogenitori (o di nuovo genitori) con il loro neonato, verso un benessere percepito da tutti i membri della famiglia.
Sostegno ai genitori
La presa in carico di un soggetto in età evolutiva richiede sempre una qualche forma di coinvolgimento o trattamento anche dei genitori o, comunque, delle figure di accudimento.
(…)
Oltre la dimensione biologica, il genitore esercita il parenting, ovvero quell’insieme di comportamenti che attiene alle capacità di proteggere il bambino e sostenerne lo sviluppo.
(…)
La genitorialità, intesa come la capacità di espletare il ruolo di genitore, è un compito complesso che si realizza attraverso l’adozione di un assetto comportamentale che richiede diverse competenze e abilità finalizzate a nutrire, accudire, proteggere, dare affetto, sostegno, educare, promuovere l’autonomia e l’indipendenza della prole e un buon adattamento tra stadio evolutivo del minore e ambiente, tra esigenze del bambino e opportunità offerte dal contesto sociale.
Fra i fattori che interagiscono in questo processo vi sono le caratteristiche di personalità del genitore come la flessibilità, la capacità di adattamento, la disponibilità emotiva, ma anche la qualità del rapporto di coppia, gli schemi relazionali, i cicli interpersonali della relazione genitore-bambino, le caratteristiche del bambino, i fattori ambientali e culturali. Ma le prime caratteristiche richieste ad ogni genitore sono accessibilità, sensibilità e responsività. Mancando questi fattori è necessario provare a costruirli, sensibilizzando il genitore in tal senso, sostenendolo affinché possa acquisire tali competenze e svolgere il proprio ruolo in modo efficace.
Quando si diventa genitore, inoltre, si modifica anche la percezione di sé come adulto e, anche se questa fase di transizione può rappresentare un’opportunità evolutiva, la reazione di ciascun individuo a questa esperienza può essere molto differente. La disponibilità a fornire cure genitoriali adeguate è legata, più che all’istinto, alle capacità cognitive, affettive e relazionali dell’individuo e richiede una riorganizzazione e rinegoziazione sia del rapporto di coppia che del ruolo parentale.
In ultimo una considerazione: la possibile traiettoria di sviluppo del bambino va esaminata in relazione ai concetti di bidirezionalità nella relazione genitore/figlio, di multifinalità e di equifinalità. Non solo le caratteristiche del genitore, infatti, ma anche quelle del figlio contribuiscono a generare possibili quadri patologici, così come differenti profili di sviluppo si generano da un medesimo punto di partenza e dipendono dall’interazione tra le caratteristiche individuali del bambino e il suo contesto familiare e ambientale.(Lorenza Isola e Giuseppe Romano, 2014)
Bibliografia
Furio Lambruschi (2014), (a cura di) Psicoterapia Cognitiva dell’Età Evolutiva: procedure di assesment e strategie psicoterapeutiche, Bollati Boringhieri, Torino